Qualcuno potrebbe chiedersi cosa c’entra il ritornello di “Firework” con Madagascar 3. La risposta è duplice. Non solo la canzone diKaty Perry fa da colonna sonora al film – insieme a molte altre hit pop del momento – ma quello che ci insegna il capitolo numero tre del franchise DreamWorks, in un certo senso, è proprio racchiuso in quelle parole: riscoprire la passione che c’è in noi e lasciarla esplodere come un fuoco d’artificio.
Non un cartoon sorprendente – la formula è la stessa: ironia, divertimento e una buona dose di ritmo – ma un terzo episodio che riscatta il secondo (decisemente meno convincente del primo), mette in campo divertenti new entry (tanto che chi non nutre una pregressa affezione per Alex, Marty, Melman e Gloria corre il rischio di trovarli più insipidi dei nuovi arrivati) e ritrova la simpatia dei protagonisti. A trascinare ed entusiasmare è ancora la carica ironica dei quattro protagonisti (e delle loro spalle comiche), declinata in una raffica di gag che, se possibile, acquistano sfumature ancor più surreali, grazie al mix comico di intelligenza animale e stupidità umana (o viceversa).
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